venerdì 22 novembre 2013

C'è un motivo per cui solitamente parlo di serie tv e non di film. Se con le prime sono abbastanza fissata, i secondi sono un ottimo passatempo ma non il mio preferito. Vivo di fisse anche in questo caso ma sono più "controllabili". Detto questo mi sono imbattuta nel film d'animazione giapponese "Wolf Children". Sì, quello che è stato al cinema un solo giorno. Proprio lui. Non sono un'esperta del genere anche se mi piace molto, forse troppo. L'animazione giapponese è per me qualcosa che colpisce nel profondo con i suoi colori, la sua ambientazione, le sue storie. Ovvio, impossibile fare di tutta l'erba un fascio, ma mi ci avvicino sempre con profondo timore. Sono ancora piangente in una valle di lacrime attendendo il ritorno di Nana, per dire. Ma passiamo oltre. 

Wolf Children. Bello da togliere il fiato. La storia è surreale, impossibile, fantasiosa ma comunque sia riesce perfettamente a coinvolgere lo spettatore. Una nota sui colori: Mamoru Hosoda realizza un film d'animazione che punta tutto sull'uso dei colori. Accecanti, in alcuni frangenti, color pastello in altri momenti (per quasi tutta la durata del film). Una realizzazione secondo me da applausi. Una storia che, seppur sai benissimo non possa essere vera, ti appassiona. Ti entra nel profondo subito dopo qualche momento e le prime lacrime iniziano a farsi largo. I momenti dei primi singhiozzamenti.


La trama è molto semplice e al contempo complessa: Hana è una studentessa che s'innamora di un ragazzo che ben presto si scoprirà essere un lupo. La coppia passa momenti molto felici (e lo spettatore ci è immerso fino al collo) quando sul più bello il compagno di Hana, nonché padre delle due creature appena nate, muore all'improvviso. Si scopre subito che i bambini sono entrambi lupi e quindi Hana per preservare la loro vita si trasferisce in una casa (magnifica!) sperduta in mezzo ai boschi, dove non c'è praticamente nessuno al di fuori di 4 anime pie. Raccontata così mi rendo conto che può sembrare una serie tv teen e viene da esclamare "Ancora i licantropi!" ma qua siamo su un altro mondo, signori. Dimentichiamoci vampiri, licantropi, tizi random senza maglietta messi a caso. No. Qui tutto è magnificamente studiato; da Hana passando per Ame e Yuki. Inutile dire, quasi, che il mio personaggio preferito è di gran lunga Yuki. Nella fase di Yuki bambina ho riso un sacco, mischiando lacrime e risate. Cosa si può volere di più?


Per una volta sarò stranamente breve. Sarò di parte ma consiglio la visione a tutti quelli che hanno bisogno di una storia diversa, una storia che nelle sue fondamenta ha sia un barlume di speranza ma anche una base di tristezza, una storia che sa convincere totalmente nella sua irrealtà. E non era impresa facile. 

Il merito dell'empatia, di quel profondo affetto immediato che fa sorridere e poi strappa anche qualche sonora risata sono Yuki e Ame. Due bambini lupo estremamente diversi fra di loro. Yuki nata in una giornata nervosa, Ame nato in una giornata uggiosa. La mia parte preferita del film è proprio l'infanzia di Yuki e Ame. Strappa il cuore da quanto è bella. Si vede proprio l'estremizzazione del carattere iperattivo di Yuki che si trasforma da bambina-lupo e lupo-bambina in un nanosecondo e poi la malinconia di Ame che invece pur essendo un lupo ha paura dei serpenti e di qualsiasi altro animale, almeno fino a quando è piccolo. Nota assolutamente positiva è l'animazione. Oltre ai colori, a come i personaggi sono disegnati, l'animazione io l'ho trovata personalmente sublime. Squisita. 


Il racconto è narrato proprio da una Yuki ormai adulta che ricorda la vita della madre e la sua infanzia assieme al fratello. Il tutto amplifica ancor più il senso di fiaba. Una fiaba moderna, inusuale, ma estremamente delicata e ben fatta. Si dà il caso che la sottoscritta debba ancora recuperare per bene Mamoru Hosoda ma questo piccolo gioiellino che mi è capitato fra le mani è un ottimo e convincente incentivo. Assolutamente da vedere, con la massima urgenza.






domenica 20 ottobre 2013

Ci sono cose su cui sono abbastanza intollerante e intransigente, una di queste sono le MIE serie tv. Mie non perché le abbia fatte io (almeno!), mie perché le ho vissute in ogni singolo millilitro di sangue, perché le ho assaporate in ogni singola sfumatura, perché le ho criticate fino al midollo ma le ho amate sicuramente di più. 

[L'ARTICOLO NON CONTIENE SPOILER]


Ci sono alcuni esempi di lunga data (vedasi alla voce Mad Men), ci sono alcuni esempi recenti (Vikings). Perché io sono fermamente convinta che le cose buone ci siano sempre. I prodotti fatti come Dio comanda non spariscono solo perché sono attuali e non rientrano in quella cultura vintage che vuole sia un capolavoro solo tutto ciò che è stato prodotto almeno quarant'anni fa. No. C'è stato del buono allora e c'è del buono ora. Forse con una percentuale diversa, ma anche questo è tutto da accertare. 

Premessa che non so dove voglia andare a parare ma capitemi, qua non si sta scrivendo con tutti i giovedì al loro posto. Qua si sta scrivendo 10 minuti dopo aver visto il finale di Peaky Blinders. 


Peaky Who?! 

Miniserie composta da 6 puntate trasmessa sulla BBC 2 (maledetti inglesi un giorno mi seppellirete), Peaky Blinders è una perla. Una perla che però non può essere amata da tutti. Metto le mani avanti per almeno due ragioni 1) non sono una persona molto tollerante quando si parla di bellezza telefilmica 2) siete stati avvisati, quindi non potete darmi della scorbutica per una risposta acida preventiva. 

Perché Peaky Blinders può non piacere?

Sto cercando di sforzarmi, sul serio. Io ho difficoltà nel cercare di comprendere come si possa non amare con tutto il cuore cotanta bellezza ma ci proverò. Peaky è ambientata ai tempi della prima guerra mondiale, in una Birmingham distrutta, un dopoguerra che si fa sentire in ogni singolo frangente del telefilm. In tutto questo c'è la famiglia Shelby e lui, Tommy. Soprattutto Tommy, ma non solo Tommy. 

Quanto io ho riassunto in 2 righe nella serie viene argomentato in 6 puntate che per coloro che sono abituati a vedersi 34 telefilm a settimana sono una nullità ma magari per coloro che non sono abituati a questa atmosfera e a questi ritmi... qualche problematica può nascere. Il pilot di Peaky non è dei migliori, le puntate migliori vengono dopo. Tipo il finale. Tipo la terza puntata. E' una serie che o colpisce subito per l'ambientazione  e il ritmo oppure va a ficcarsi nel cassettino di "serie da vedere quando la mente è sgombra" ma in questo secondo caso si perderebbe una miniserie geniale. Capiamoci, la sottoscritta si è innamorata alla follia di Peaky Blinders dopo 10 minuti. Però se si arriva alla terza puntata senza esserne almeno affascinati, ecco, io qualche domanda me la farei. 

La maggior critica fatta a Peaky Blinders è che annoia. L'hanno detto persone a me molto vicine (ma pronte a ricredersi, vero?!), l'ho letto su Twitter (ok, non è che abbia tutta sta valenza la timeline di Twitter), l'ha detto anche qualche critico televisivo. Io qua, sul serio, non so argomentare. Il ritmo di Peaky è lento ma a me non ha mai annoiato. Neanche un nanosecondo. 

E' vero anche che una delle mie serie preferite di sempre è Mad Men (qual è la critica principale che è stata fatta a Mad Men?! Proprio lei, che il ritmo lento rischia di annoiare!). Sarà che a me piace proprio immergermi in punta di piedi nell'acqua cheta, che prima ti abbraccia e alla fine ti soffoca. Mi piace immergermi lentamente e poi sprofondare, senza alcun appiglio. 



Perché Peaky Blinders va visto?

Devo essere sincera, io non sono mai stata una grande amante dei period drama. Li ho iniziati a comprendere e amare veramente solo ultimamente (a parte il già citato Mad Men). Qua ci troviamo davanti, per la precisione, ad un gangster drama. Quindi forse per ammirare e amare profondamente la serie serve una giusta propensione, per lo meno bisogna essere predisposti al genere che implicitamente include una cadenza degli eventi ben prestabilita. Insomma, alla prima puntata non accade tutto subito e arrivederci e grazie. 

Peaky Blinders va visto per almeno 100 ragioni, io ne dirò solo 10. Il resto lo scoprirete passo passo o lo avete già scoperto:

1) Una fotografia magistrale. Non sono un'esperta di fotografia ma non ci vuole una gran cultura nel capire che la fotografia qui dentro ha un impatto geniale e basilare. Bellissima.

2) La regia. Ci sono dei piani sequenza in Peaky che sono incantevoli. Anche qui probabilmente non si chiameranno neanche così e sto usando un termine a caso ma quel che conta è il contenuto, no? Le inquadrature, le riprese, i momenti in cui la telecamera si ferma e ci sono solo i personaggi nella loro nuda fragilità sono qualcosa che non si dimenticherà presto e una delle principali motivazioni per cui Peaky Blinders mancherà alla follia. 

3) Il protagonista è Tommy Shelby interpretato da Cillian Murphy. Ecco. Devo aggiungere altro al nome Cillian, no vero? In realtà sarebbe la motivazione numero 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9 e pure 10 ma ogni tanto mi piace far finta di fare l'intellettuale. Comunque, oltre la battuta doverosa, l'interpretazione di Cillian è immensa. 

4) Fa un ruolo di merda, fa un ruolo per cui è impossibile non odiarlo in ogni singolo attimo, ma c'è anche un gran Sam Neill che ovviamente interpreta colui che non vede l'ora di ammirare Tom Shelby con una pallottola in fronte. 

5) La moglie del sempre amato Brodino (Brodino = Brody di Homeland al secolo Damian Lewis). Ammetto che non conoscevo Helen McCrory prima della sua interpretazione magistrale qua dentro, probabilmente l'ho anche vista altrove ma non c'ho mai fatto più di tanto caso. Zia Polly si ama, sempre. E' la verità, il ruolo femminile più bello in assoluto qui dentro. Zia Pol mancherà quanto Tommy Shelby e questo non è per niente un bene.


6) I cappelli dei Peaky Blinders. Perché chi non ha mai sognato di avere una lametta nel cappello così da sgozzare qualcuno in un nanosecondo?

7) L'attenzione maniacale per i particolari. Caratteristica delle serie inglesi in generale ma qui viene estremizzata. Nulla in PB viene lasciato al caso. Ogni singolo fotogramma è curato alla perfezione, è li per un preciso motivo. Vi è una attenzione ai particolari che più volte fa saltare sulla sedia, adorando tutto questo. 

8) Il finale. Ci troviamo davanti ad un finale "aperto" ma forse neanche tanto. Per lo meno io ho una idea abbastanza decisa su come sia finito. Si spera in una seconda stagione al più presto che qua, siamo sempre alle solite. Vengono rinnovati i telefilm demenziali e quelli belli, di un bello assoluto, latitano sempre. 

9) E' una serie inglese. Si porta con sé tutte le caratteristiche di una serie inglese. E non può che essere un grande pregio. 

10) La musica di Peaky Blinders è questa: http://www.entertainmentoutlook.com/2013/10/06/peaky-blinders-soundtrack-series-1/ sì c'è praticamente Nick Cave ovunque e c'è anche un frangente di puntata con Nick Cave - Tom Waits (con Time) e ancora Nick Cave e soci con "Bring it on". Non devo aggiungere nient'altro, vero? 


Qua, io e il condominio siamo già in seduta spiritica invocando al più presto la seconda stagione. Voi, non so. Fatemi sapere ma... attenzione ad essere delicati nel caso non vi sia piaciuta, potrei non rispondere della mia linguaccia biforcuta. 



lunedì 23 settembre 2013

Oggi siamo qui riuniti per parlare degli Emmy, no, non i premi ma il look delle star. Chi di voi si ricorda qual è stato uno dei primi post su questo blog?... Esatto proprio quello, gli Oscar dal punto di vista dello stile. Non che io abbia qualche capacità mirata nel dare un giudizio su abiti super mega costosi ma... ognuno c'ha i propri guilty pleasure, no? Quest'anno non ho seguito la diretta, mi sarei incazzata come una faina a vedere Mad Men a bocca asciutta per un The Newsroom qualunque quindi va bene così. Fortunatamente la sveglia alle sette di mattina ha fatto il suo dovere. I premi ormai li sapete tutti, li sanno pure cani e porci e anche la mia tartaruga che sta esclamando da diverse ore a ripetizione: "eliminiamo dal panorama televisivo le comedy. Exterminate!". E fu così che diventò una dalekturtle. Parlo fin troppo di serie tv (fra l'altro c'è un post mezzo pronto dallo stile bimbaminkioso inside su Peaky Blinders (s'invita la gentile clientela ad un recupero feroce (eddai che sono solo 2 puntate per ora e 6.... 6... solo 6 in tutto!))). 



Ritorniamo a noi. Le bellezze sul red carpet sono state molte anche se c'è sempre e solo una regina ma ecco i miei 3 look preferiti (quello della Danes è condizionato, è spudoratamente di parte ma a me anche solo vederla ad un qualsiasi evento mette gioia immensa). 

1) Kaley Cuoco in Vera Wang

Ecco un'altra che dici: "e che le vuoi dì?!". La Cuoco è una bellezza, non c'è che dire. Questo abito ai più non è piaciuto, secondo me è l'abito perfetto. Dal colore, passando per la scelta del tessuto senza dimenticare quella gonna stupenda. E' un mix di classe, senza essere né anonimo né troppo provocante. Ebbrava Kaley, ottimo gusto. C'è pure da dire che io non capisco un emerito nulla di moda, mi diverto generalmente solo a criticarla, ma Vera Wang fa delle collezioni favolose. Ebbrave Kaley e Vera! 




2) Christina Hendricks in Christian Siriano

Ecco un'altra che potrebbe indossare anche la tappezzeria siriana e sarebbe comunque una bellezza stratosferica. Solitamente la Hendricks osa troppo per i miei gusti ma qua, la scelta del nero e di un abito apparentemente semplice ma elegante, va premiata. Lei ecco, è una di quelle persone telefilmiche che mi mancano già un sacco, l'unico rimedio è non pensare che quella di Mad Men sarà l'ultima stagione. Shhh, è tutto un brutto sogno.



3) Claire Danes in Giorgio Armani Privé

Avrei mai e poi mai potuto scrivere un post senza citare la Danes? Ovviamente no! Il vestito è audace, probabilmente neanche perfettamente giusto per le sue forme ma chissenegrega... ecco. Quando c'è la Danes sulla passerella spariscono tutti. E fortunatamente anche tutti gli orrori che il red carpet ci regala. Visto che sembra che odi suo marito e che non ne parli mai.... mettiamo una bella foto con il pelatino del momento, sir Damian Lewis. Hugh Dancy non è che tu mi stia antipatico, ma al momento sei un surplus all'interno della mia classifica. 



Questo però era il party serale, tale "Emmy Eve Party" quindi non sono in gara i due qui sopra ma era solo per fangirlare ancora un momento sulla coppia telefilmica. Il vestito in gara invece è questo qui sottostante, proveniente direttamente direttamente dall'Armani Privé. Per me questa donna è la bellezza pura assieme a January Jones che però si è scelta un vestito un po' troppo anonimo. Gennarina, con il fisico che c'hai ti vai a prendere quel vestitino da prima comunione?! Almeno quello di Claire brillava! 


Il mio spirito critico ha già dato abbastanza, quindi evito di proporvi le oscenità che i miei occhi hanno visto e sono come sempre moltissime. Dall'abito da sposa da 4 soldi di Kerry Washington (gioia bella, non ci siamo) passando per quello di Zooey Deschanel che manco mia nonna a suo tempo avrebbe mai indossato. Questa ragazza fa di tutto per imbruttirsi, ci vuole proprio un geniaccio del male per farlo. Heidi Klum invece non ha capito che i vent'anni sono passati da un pezzo e se ne va in giro con un abito inguardabile (anche se è Versace!). Ma come sempre c'è solo una vincitrice degli orrori. E questa volta è lei, Lena Dunham in Prada la quale urla al mondo che la tapezzeria, molto molto trash, con dei fiorelloni giganteschi che manco fossimo a Woodstock, è bella (ma solo secondo lei). 


Non l'avete visto bene vero?



martedì 27 agosto 2013


Ho promesso di esserci (e non vuol dire solo scrivere) con costanza. Ho mantenuto la promessa? Naturalmente no. A mia discolpa c'è il fatto che è stato un periodo complesso con tanto di laurea di mezzo ma i telefilm non sono mai mancati e quindi al termine dell'estate, della mia estate, rieccomi a sparlare di serie tv perché ormai lo sappiamo, parlar bene di qualcosa è piacevole, ogni tanto, ma sparlarne è il top. 

L'estate o meglio l'anno telefilmico ci ha regalato, come direbbe il mio Condominio, delle comedy inaspettate da Dexter (una fine così indegna non l'avrebbe meritata neanche il peggior criminale) passando per The Following, Da Vinci's Demons, Under The Dome e tante altre. Sono così tanti gli scempi telefilmici dell'anno che non li ricordo neanche tutti a memoria. Se The Following tutto sommato è uno schifo abbastanza divertente, i protagonisti sono così poco credibili da risultare piuttosto teneri, Under The Dome è inguardabile. Signor Stephen King, se il libro fa così pena come lo è la serie tv, ecco, io mi farei qualche domanda e mi darei pure le risposte, Marzullo insegna sempre. Il 2013 ha regalato però anche delle chicche improvvise e amorevoli da The Americans ad Utopia ad House of Cards, il recupero è doveroso. 



In tutto questo ci sono le certezze come Doctor Who (il recupero è solo alla prima stagione ma sono già follemente innamorata, se solo non avessi mille serie da vedere in contemporanea, il recupero sarebbe certamente più celere e produttivo), The Big Bang Theory (l'unica comedy che sopporto), la mancanza di Mad Men che si propaga nell'aria (ridatemi now quella benedetta serie tv paradisiaca) e un'altra accozzaglia di serie tv che vedo perché o mi divertono oppure mi incuriosiscono. In questa sorta di limbo che io tendo sempre a non avere c'è Ray Donovan a cui sto dando una possibilità immeritata, tutta colpa di Liev Schreiber.

Con quaranta gradi nell'aria e il mare lontano, quest'estate, sono spuntate però due serie che meritano la visione per due motivi molto diversi se la prima è una gioia per gli occhi e un ripasso storico (ci interessa quanto sia accurato o meno? direi di no), la seconda è il classico guilty pleasure estivo. Avete presente quando c'è bisogno di qualcosa di leggero e senza bisogno di riflessioni colte? Il bisogno di risate o meglio sorrisi quasi immotivati? Ecco. La prima serie è The White Queen, la seconda Devious Maids


THE WHITE QUEEN

The White Queen è la serie su cui non avrei scommesso manco un centesimo, sì proprio di quelli piccoli, rossi ed inutili che pesano solo nel portafoglio. E' un dramma storico al femminile che narra in particolar le vicende, sotto la bandiera inglese, di tre protagoniste:  Elizabeth Woodville (la regina della Rosa Bianca), Margaret Beaufort (la regina della Rosa Rossa) ed Anne Neville (la futura regina). 



La serie si basa su una serie di romanzi di Philippa Gregory che sono in procinto di recupero (se solo non avessi 37 libri da recuperare e altri dimenticati, sempre da recuperare). Come sempre per la trama c'è Wikipedia anche se The White Queen è stato talmente snobbato che manco Wikipedia dà una buona descrizione. Perché vederla? Io non sono una grande amante dei periodo drama ma questo mi ha completamente sedotta. 



Perché? E' veloce, c'è una protagonista bellissima e adorabile (Elizabeth Woodville, la prima bionda che mi sta simpatica), c'è la storia del trono inglese e della guerra delle due rose che aleggia come sfondo ma soprattutto se ti distrai un attimo, giuro anche solo un attimo, ci si perde almeno 2 figli di Elizabeth e matrimoni vari sparsi per il regno. The White Queen è dolce e femminile ma al contempo è interessante ed appassionante. E' da copertina e tisana calda.



Lo show è stato cancellato per mancanza di audience anche se effettivamente non è stato pensato per un rinnovo. A me mancherà moltissimo e se volete immergervi in un po' di storia romantica e truce allo stesso tempo è il vostro show da recuperare. 


DEVIOUS MAIDS

Prodotto da Eva Longoria (fra i molti), Devious Maids è una sorta di Desperate Housewives, non solo perché la produzione e il creatore soprattutto (Marc Cherry) è un volto noto della serie menzionata. Narra di una manciata di domestiche sudamericane che lavorano in alcune delle più prestigiose case di Beverly Hills, alcune di loro non assomigliano per niente alle domestiche dell'immaginario comune (basta vedere la foto) ma soprattutto fanno i mestieri con tanto di gonnellina ben stretta sulle gambe e tacco a spillo cm 13. Sono domestiche ma soprattutto sono il centro di quanto si svolge nella patinata Beverly Hills fra intrighi e risate. 



Perché vederla? E' leggera, è una specie di soap opera in tinte moderne, un Desperate Housewives ancor più frizzante. Sicuramente appena uscirà in italiano diventerà la serie tv preferita di mia madre. E' già stata rinnovata per una seconda stagione, della serie il catchy premia sempre. 

Altre news telefilmiche prima di concludere qui (finalmente un post medio lungo e non dannatamente lungo). 

SUITS: questa terza stagione sta diventando veramente interessante e soprattutto spazio ad Harvey e Donna e la gelosia everywhere. Perché diciamolo, a parte Louis, che ogni tanto ci vuole, di Mike, Rachel e gli altri frega niente a nessuno. Il centro di Suits devono essere solo Harvey e Donna. 

COPPER: ho recuperato la prima stagione e a parte il sottofondo irlandese, rude e sporco dell'Ottocento che ogni tanto ci vuole, la trama si è persa per strada. E' un peccato perché il potenziale c'era. Si recupererà la seconda stagione con calma, senza affanni.

DEXTER: è in pausa perché io ho rispetto per una serie che ha dato molto, ha sfornato puntate, più che stagioni, davvero belle ma doveva concludere almeno 4 stagioni fa. Questa ultima ottava stagione è un insulto all'intelligenza di chiunque la difenda. Si vedrà perché è l'ultima stagione ma se prima era una corsa alla visione ora di certo può aspettare anche giorni interi.

TRUE BLOOD: io mi chiedo come è stato possibile che io sia arrivata alla sesta stagione di True Blood ma poi vedi la puntata finale e lo capisci (forse). E' quel trash unico ed irreale ma così surreale che ogni tanto ci vuole per liberare la mente (alla Devious Maids). Poi (SPOILER) dico solo che c'è Eric come mamma l'ha fatto quindi ecco, una visione merita sempre. Sookie, è il personaggio telefilmico più odioso di sempre, lei e il suo spazio fra i denti. 

Nel mentre che tento un recupero al limite dell'impossibile, senza lasciarci il cuore, di Doctor Who, c'è in progetto di recuperare anche THE KILLING (Stagione 3), GRACELAND (Stagione 1), BREAKING BAD (Stagione 5) e almeno altre tre o quattro che sicuramente mi sarò dimenticata. 

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martedì 25 giugno 2013

Quando s'incontra una serie come Mad Men si ha quel senso di paura e reverenza misto a stupore e fascino che non può lasciare indifferenti. Come quando ti trovi davanti una delle persone che stimi di più al mondo e magari non riesci a spiccicare neanche mezza parola ed il silenzio diventa la soluzione. Di Mad Men volevo parlare da molto tempo ma ho preferito che si concludesse anche questa 6a Stagione in modo da fare un discorso "finito", anche se i miei discorsi non hanno quasi mai una fine, vagano. Inoltre questo sarà impossibile visto che io quando parlo di serie tv mi soffermo sempre ben poco quella trama, per quella, come sempre, c'è Wikipedia: "Mad Men - Trama Serie Tv"



Sei stagioni che non si sentono affatto sulla pelle, con un pochino di tempo a disposizione, Mad Men si recupera in qualche mese, di notte, sul tram, sui mezzi pubblici, di mattina appena svegli, ovunque vogliate ma Mad Men diventerà una droga. Una droga vera, di quelle che vi cambieranno la giornata. In madre patria hanno capito (io mi stupisco ancora di questo fatto) la potenzialità della serie, perla di diamante di AMC. Matthew Weiner, creatore e produttore di Mad Men, si può definire padre della serie, è venerato dalla sottoscritta con tanto di santino sul comodino. Attualmente si parla di premi, possibilità di premi, e tutto quanto concerne la parola premi per il protagonista assoluto di Mad Men ossia Don Draper interpretato da Jon Hamm. Personalmente ad Hamm darei tutti i premi del mondo da anni ma, anche se non li avrà, le sue potenzialità sono visibili. Non sarà un Emmy a cambiare il talento e il personaggio unico di Draper. Don Draper è Mad Men e gli spettatori lo sanno bene.

PARTE SENZA SPOILER

Attualmente Mad Men è la mia serie preferita. Lo è diventata a metà della sesta stagione, prima era sul podio, vacillante sul gradino 2-3 ma c'erano in ballo Homeland e Fringe. La seconda è finita definitivamente quindi è andata nella scatolina "Serie del cuore ormai finite" mentre la prima è una bomba pronta ad esplodere, un bambino prodigio che ha ancora delle potenzialità immani da mostrare ma deve sottostare a persone più grandi di lui, come ad esempio un nonno saggio e misterioso. Mad Men è il nonno, il nonno maturo, con una vita controversa alle spalle. Un nonno inusuale, quello che incute timore e rispetto ma anche fascino e volontà di scoprire cosa si cela dietro a cotanto mistero. Un nonno che difficilmente ti prende in braccio ma ti fa sedere a debita distanza, mentre lui è sulla sua poltrona intoccabile e tu te ne stai seduta in un angolino del divano, pronta a sentirlo parlare.

Mad Men è ambientata negli anni Sessanta e la serie ruota attorno ad una agenzia pubblicitaria e ai suoi personaggi. Il fulcro della serie è Don Draper interpretato da Jon Hamm. Vi prego, vi scongiuro, NON GUARDATE MAI MAD MEN IN ITALIANO. La voce di Jon Hamm è una delle più belle del panorama televisivo/cinematografico, il suo personaggio senza la SUA voce è completamente snaturato. Insomma è come vedere Sherlock (BBC) in italiano. Benedict Cumberbatch è ucciso, ucciso definitivamente senza possibilità di resurrezione. Voletevi bene, una volta ogni tanto. 



Dicevamo, perché vedere Mad Men? Io non voglio essere totalmente di parte anche se la questione è davvero ardua ma una scrittura così bella non si è mai vista in una serie tv. Affermazione forte, affermazione in cui credo con tutta me stessa. La caratterizzazione dei personaggi è minuziosa, quasi maniacale e questo non riguarda solo il fulcro della serie, ossia Don Draper, ma qualsiasi personaggio di Mad Men ha una sua precisa funzione, collocazione e caratterizzazione. Si parla spesso di storyline senza senso, di personaggi che fanno acqua da tutte le parti. Mad Men è il contrario. Ogni volta, a fine puntata, viene da fare un spontaneo applauso a tutto il cast ma soprattutto alla crew che sta dietro la telecamera e a coloro che hanno scritto la storyline. Mad Men fa amare anche i personaggi che inizialmente si odiano (vedasi alla voce Peggy Olson); anche quando ci si trova davanti dei personaggi che incutono fastidio ed istinti omicidi, alla fine, riescono sempre a farsi amare e al contempo odiare. Non esiste un personaggio centrale inutile al fine del proseguo della trama in Mad Men, non è mai esistito.



Acclamata in madre patria per la caratterizzazione favolosa dei personaggi ma soprattutto per la cura dei vestiti (Siamo negli anni Sessanta!), per la regia e per la cura storica, qui da noi è conosciuta da 4 gatti e 1 cane ed ha avuto una tiepida accoglienza. Mi sento spocchiosa, molto spocchiosa, quando dico che Mad Men è una serie d'élite ma PER FORTUNA lo è. Se non avete voglia/tempo di stare incollati alla televisione/computer per capire i personaggi, datevi alle comedy senza problemi dove anche se si perde 10 minuti di puntata tutto resta uguale, la risata te la fai comunque alla battuta dopo. Se si perde un solo minuto (non dico secondo, solo perché in fondo sono buona e magnanima) beh... si perde l'atmosfera di Mad Men. E l'atmosfera, per la serie di AMC, è tutto. 

Concludendo la parte non spoiler, Mad Men è una serie tv superba, bella ed eccelsa come in giro non ce ne sono. E' una serie tv profondamente psicologica, con la genialità insita in molti episodi ma che gode di luce propria, favolosamente accecante, nei finali di puntata ma soprattutto nei finali di stagione. I finali di Mad Men ti riducono con le lacrime agli occhi e un'ansia esistenziale che quasi ti fa tremare. Ecco, non cercate in Mad Men la serie tv facile, gioiosa, e tanti aggettivi positivi. Mad Men apre varchi di oscurità, porta per mano lo spettatore in mezzo all'ansia e poi lo lascia solo. Perché lo spettatore, in fondo, è sempre solo, proprio come Don. Mad Men crea voragini di ansia, di introspezione e faccia a faccia con le proprie emozioni.



Ultimo particolare prima di concludere, si parla sempre del calo fisiologico di film appartenenti a delle saghe oppure di serie tv che hanno alle spalle diverse stagioni. Potenzialmente le prime stagioni di Mad Men sono, a mio avviso, le più deboli. Non si entra subito nel clima di Mad Men, sarà proprio per il periodo storico, sarà perché appare da subito una serie complessa, le motivazioni possono essere molteplici. Bisogna dare tempo a Mad Men, bisogna permettere ai protagonisti di farsi conoscere. Da un certo punto in poi (che varia in base allo spettatore, IMHO) la serie esplode e s'inizia il lungo percorso assieme a Mad Men. 

Scrivo dopo aver appena finito la sesta stagione e quindi totalmente poco lucida ed ancora immersa nel vortice pericoloso di Mad Men ma perdersi questa serie è come rimanere indifferente a "She's lost control" dei Joy Division, canzone che mi ricorda profondamente il clima di MM dove la perdita di controllo è uno dei temi caldi e centrali di tutta la trama. E' una serie "per pochi" ma se siete fra quei pochi, beh, Mad Men diventerà la vostra serie.


PARTE SPOILER -
LEGGERE SOLO SE SI E' GIA' VISTA LA SESTA STAGIONE

Momento di ansia e disperazione. L'anno prossimo L'ULTIMA stagione. L'anno prossimo. Un anno. Disperazione. La sesta stagione di Mad Men secondo me è stata una delle più belle in assoluto, forse al pari della terza e della quarta. La quinta non mi aveva convinta del tutto pur rimanendo su livelli stratosferici, impensabili per altre serie tv che propongono personaggi con la personalità di una casa nuova, asettica e senza mobili. In Mad Men tutto è ribaltato, anche quando non si approvano alcuni personaggi si riesce SEMPRE a capire il motivo per cui quel geniaccio di Weiner li ha messi.

Ritornando alla sesta stagione, due piccole "pecche": la mancanza di Joan (si è vista sempre troppo poco) e quella di Betty (vedasi alla voce Joan) ma entrambe quando ci sono state hanno impersonato LA PERFEZIONE. Le adoro, entrambe, Joan da sempre Betty a fasi alterne ma il suo personaggio assieme a quello di Don sono il fulcro di Mad Men. Sally ormai è una piccola Betty in miniatura, nella puntata 6.12 quando era nel college, quel sorrisetto: Betty in persona. 

La puntata finale 6.13 è stata stratosferica, Don è tornato alla grande specchiandosi nel passato, come sempre, e usandolo per devastare e disorientare. L'allontanamento dall'agenzia sinceramente me l'aspettavo, come dice il proverbio "non tirare troppo la corda che poi si spacca" e Don questo concetto non l'ha mai capito. Vive negli estremi della sua mente, fra passato e voglia di costruire un futuro (vedasi alla voce Megan) che però non riesce a gestire, non sa gestire, non può gestire. E' totalmente incapace di costruire un futuro, Don Draper.



La settima stagione di Mad Men sarà quella conclusiva e si parla della première fissata per Marzo 2014 (colpo al cuore). Innanzitutto io penso che ci sarà più Betty, il suo personaggio inevitabilmente è stato "accantonato" rispetto a quando era moglie di Don ma... Betty è Betty, è la controparte di Don, non c'è mai stata nessun'altra (vedasi alla voce Megan = Fallimento). Anche Sally troverà molto spazio, il suo personaggio ormai è pronto per esplodere anzi è già esploso e come tutti gli adolescenti è una mina pronta a vagare, pronta a trovare la sua collocazione nel mondo. Il rapporto con Don come sarà? Sally ha già capito che Don non può essere un buon padre e mai lo sarà ma ogni tanto, quando c'ha barlumi di voglia di vivere, Don ci prova, ce la mette tutta per provarci ma non sa da dove iniziare a farlo. I due bambini più piccoli sono la bellezza e io odio tutti i bambini telefilmici, ad esclusione di quelli di The Americans (vedi alla voce "serie tv del 2013 sorprendente da recuperare possibilmente ora")

La settima stagione potrà prendere, secondo me, 2 sole vie: o assisteremo impotenti e straziati nell'animo alla disfatta ufficiale e finale di Don Draper oppure assisteremo gioiosi e angosciati alla sua rinascita. Non vi sono altre possibilità, in Mad Men il grigio non è contemplato. Spero che in tutto questo, qualunque sarà il finale di Mad Men ci sia spazio per la "famiglia originaria" ossia voglio anzi ESIGO vedere il rapporto fra Don e Sally, fra Don e i bambini più piccoli, fra Don e Betty. Tutti i personaggi dovranno trovare una loro fine. Un punto a capo senza possibilità di ritorno e sono certa che gli autori di Mad Men non deluderanno, in 6 stagioni non l'hanno mai fatto. 



Concludo così come si è concluso Mad Men. Judy Collins - Both Side Now. Una casa distrutta, un quartiere malfamato. Don e i tre piccoli (Sally non tanto più piccola) pargoletti. Concludo con lo sguardo interrogativo di Sally che guarda stupita e ancora un poco innamorata suo padre. Proprio quel padre che prima ha adorato e poi ha odiato. 

Mi è particolarmente piaciuta la frase conclusiva di questo articolo: http://www.usatoday.com/story/popcandy/2013/06/24/mad-men-finale/2451633/


<<Is Mad Men a show about a man who absolutely can't change, or will it prove otherwise?>>

Arrivederci Mad Men, sarà dura attenderti un anno. 



ps 1 = le foto sono assolutamente random, senza alcun collegamento con anno-stagione, stagione-personaggi. Totally random. ps nel ps = avrei tanto voluto usare il frammento finale della puntata 6.13 per l'ultima foto del post ma... sarebbe stato uno spoiler immenso.

ps 2 = se qualcuno si fosse domandato dove io sia finita, mi scuso per la latitanza. Sono stati mesi impegnativi ma per l'estate ho grandi progetti di recuperi filmici e telefimici (vedasi alla voce Doctor Who), quindi state certi che ritornerò. 


venerdì 24 maggio 2013

Visto che parlo sempre di serie tv, in questo post, le mando un attimo in pausa e l'argomento sarà The Great Gatsby - Il Grande Gatsby. Di certo non è un post originale visto che la pellicola è attualmente sulla bocca di tutti ma... non ho resistito! Da quando l'ho visto sono ancora emozionata e commossa. Ero partita con il voler dare la mia opinione assolutamente personale sugli ultimi film visti (Come un Tuono, Iron Man (1, 2, 3) e Un sapore di ruggine e ossa) ma già mi sono dilungata fin troppo quindi. Solo Gatsby. 



Sono contenta che sia una bambina. E spero che sia stupida: è la miglior cosa che una donna possa essere in questo mondo, una bella piccola stupida.

Iniziamo a parlare del film dell'anno, quello che la maggior parte degli interessati di cinema stavano aspettando come oro colato: The Great Gatsby. Sarò sincera, da ieri, quando sono uscita dalla sala, sto cercando in tutti i modi di capire come si possa criticare aspramente un film simile e... non ci sono ancora arrivata. Ogni tanto penso fermamente che mi manchi un qualche meccanismo nel cervello che mi permetta di capire come mai bisogna per forza criticare tutto e tutti, sempre. Sono fermamente convinta che molte delle recensioni su Il Grande Gatsby siano state fatte in modo totalmente superficiale, probabilmente con un occhio buttato allo schermo fra una chiacchierata e l'altra (non è un segreto che il principale sport attuale della gente al cinema è quello di chiacchierare). 



Il Grande Gatsby è un film bellissimo, stupefacente, sfarzoso, pomposo ma profondamente attento ai dettagli. Baz Luhrmann ha modernizzato il libro in una maniera originale, autentica e sublime. Leonardo DiCaprio è Gatsby. Perfetto fino all'inverosimile, dal sorriso alle parole utilizzate (che spesso sono proprio citazioni originali di Francis Scott Fitzgerald). A mio avviso era impossibile riproporre cinematograficamente un periodo come quello degli anni venti senza cadere nella noia più profonda. Luhrmann, fin dal primo fotogramma, mostra che l'intento del film non è assolutamente quello di puntare sulla storia, approfondire quegli anni dal punto di vista storico. L'intento è quello d'incantare con un impatto visivo che è sorprendente. 

Mettiamoci un attimo nei panni di Luhrmann e del cast ma soprattutto degli sceneggiatori e tutti quelli che si sono trovati a dover rielaborare uno dei libri storici della cultura americana. Un libro che è stato riproposto in tutte le salse possibili. Le strade erano esclusivamente due: o si puntava sulla solita solfa dei dettagli storici, della ricostruzione storica e culturale, oppure si puntava sulla realizzazione di un progetto profondamente diverso. Il Grande Gatsby non è una trasposizione immediatamente facile da comprendere ma c'è un lavoro sottostante che risulta enorme e questo è quanto meno da capire ed apprezzare, magari può non piacere però bisogna almeno avere l'onestà intellettuale di riconoscere gli sforzi evidenti che sono stati fatti per rispettare i principi del libro, rendendolo moderno. 



Concludendo a me è piaciuto tantissimo. Voto: 9. Ho profondamente amato l'aspetto visuale del film (dalle luci, allo sfarzo, a come è stata dipinta la città, ai vestiti, passando fino alle splendide e magnifiche, enormi feste di Gatsby). Non ho per nulla sofferto la mancanza della riproduzione storica e secondo me è stata una scelta giustissima. Non c'era bisogno di un altro freddo e noiosissimo, super noiosissimo, Lincoln. E' uno sguardo completamente nuovo, uno sguardo ambizioso, profondamente altezzoso ma per questo perfetto per lo spirito del romanzo. Riconosco che alcuni dettagli importanti nel film siano stati "accantonati" secondo alcuni per mettere in luce la storia d'amore fra Gatsby e Daisy. Però, sinceramente, tutta questa enfatizzazione della storia d'amore io non l'ho colta... Forse non è stato ben capito dai critici (che erano già pronti a criticare Gatsby ancor prima della sua uscita) che in realtà la storia d'amore è un puro riflesso della personalità di Gatsby, la vera protagonista di tutto il romanzo e anche del film. Un effetto quasi collaterale, un modo per mostrare l'essenza di Jay Gatsby. E poi diciamolo, descrivere un film come una storia d'amore è semplice e puccioso. Ma Il Grande Gatsby NON E' UNA STORIA D'AMORE. 

Difetti. Il film secondo me è quasi perfetto ma non perfetto per due ragioni: non ho apprezzato molto la colonna sonora e Tobey Maguire è l'attore più inutile del secolo. Dunque la colonna sonora secondo me è stata troppo imponente, io sono di parte e quando parte la voce di Florence and the Machine per me non esiste più niente e nessuno. Il sottofondo di Florence in quel momento preciso (no spoiler) è fantastico. Uno dei momenti più belli del film. 



Per il resto Jay Z e Beyoncé non c'azzeccano, proprio per nulla. Personalmente avrei preferito una colonna sonora molto meno imponente, più soft e magari realizzata anche da perfetti sconosciuti e non da Jay Z e compagnia bella. L'ho sofferta abbastanza all'interno del film, devo dire. Non tanto perché sia invasiva, la colonna sonora si percepisce appena e non è quantitativamente estesa solo che quando c'è risulta sbagliata (con l'eccezione di Florence) e questo penalizza. 



L'altro difetto della pellicola è Tobey Maguire. L'attore più inutile di quasi l'intera cinematografia mondiale. Poi, poveretto pure lui, non mi sta manco antipatico anzi, tutto sommato ha qualcosa che m'ispira tenerezza però lui sta alla recitazione come Jay Z sta alla colonna sonora. Un errore irrimediabile. Comunque, il buon Tobey per TUTTO il film, 143 minuti di pellicola, ha sempre una e una sola espressione. Il viso mono-espressivo di Tobey Maguire. Ci dovrebbero scrivere un libro. 

Detto questo che altro aggiungere? Vedetelo. Vedetelo. Vedetelo e cercate d'apprezzare lo sforzo (e lo sfarzo) fatto. Chi ha letto il libro sicuramente avrà da ridire, anche a me sarebbe piaciuto vedere alcune parti trasposte all'interno del film ma... dai personaggi (Fantastico Leonardo DiCaprio e perfetta, assolutamente perfetta Carey Mulligan) fino all'attento uso delle parole di Fitzgerald stesso mi hanno emozionata, profondamente. Uno sguardo moderno e ambizioso di rilettura di un romanzo sicuramente complesso da riproporre.

Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato.

Concludo con la mia immagine preferita.



PS = Il film risulta, secondo me, probabilmente bellissimo anche senza aver letto il romanzo, anzi probabilmente ancor più bello. Quindi consigliato a tutti. 



giovedì 9 maggio 2013

Vorrei dedicare a questo spazio più tempo ma chi mi conosce sa che è un momento di puro stress, ergo incombe la tesi sulla mia capoccia. Detto questo passiamo al succo del discorso. Come sempre arrivo tardi, The Americans è finito da una settimana (abbondante), la primavera se ne è andata per sempre, non ci sono più le mezze stagioni, la crisi ci sta uccidendo lentamente ma, ritorniamo a The Americans. 

Ultimamente mi sono scoperta una grande amante dei spy drama. E chi l'avrebbe mai immaginato? In realtà tutto credo sia nato con il mio grandissimo amore telefilmico ossia Homeland. Il conto alla rovescia per la terza stagione ormai è definitivamente partito e non avete neanche idea di quanto mi manchino le espressioni di Carrie, la sua voce, la sua istintività. Adoro il personaggio telefilmico di Carrie Mathison, lo potrei difendere fino alla morte ma non voglio parlare di Homeland (ci sarà tempo per farlo) ma bensì di The Americans. Serie tv made in USA, trasmessa su FX da inizio 2013, 13 puntate con già rinnovo per la seconda stagione (e ci mancherebbe!)

[SEGUONO DIVAGAZIONI SENZA SPOILER
... Forse spoiler leggeri ...]


Brevissimamente la trama questa volta doverosa altrimenti non si capisce nulla: USA vs URSS ci troviamo in pienissima Guerra Fredda. Due spie russe ormai in America da molti anni, ovviamente sotto copertura, Philip ed Elizabeth si trovano coinvolti in sotterfugi, inseguimenti, recuperi di materiali preziosi ma soprattutto si ritrovano a dover far di tutto per non rimetterci le penne. C'è il KGB e c'è la grande patria America. C'è un matrimonio costruito a tavolino... Eppure. 

Alcune precisazioni d'obbligo. La serie è completamente ambientata negli anni Ottanta indi se i due hanno una pistola è già fin troppo, non aspettatevi dunque uno spy drama moderno. Assolutamente no. Tutto è riportato indietro nel tempo, compresi i tempi stessi del telefilm che risultano molto ampi, molto tranquilli come ritmo. The Americans è una serie tv profondamente introspettiva, seppur si tratti di una spy story. C'è un approfondimento psicologico di tutto rispetto, ci sono dinamiche che vanno non solo viste ma capite e metabolizzate. Bisogna donare il proprio tempo a The Americans. 

Perché mi è piaciuto The Americans? Assieme ad Utopia secondo me è la miglior serie del 2013 (fino ad ora). Utopia è un pugno in pieno stomaco, fin da subito. The Americans è invece un vermiciattolo che s'insinua lentamente. Prima c'è la freddezza di Elizabeth poi c'è la comprensione di Philip poi i ruoli si ribaltano, i figli crescono, il vicino fa parte dell'FBI, spunta l'affascinante personaggio di Nina. L'approfondimento di ogni singolo personaggio in The Americans è qualcosa di curatissimo. S'inizia a parteggiare fin da subito per la Russia (e ricordiamo che è una serie tv americana) anche solo per i personaggi di Philip ed Elizabeth, fantastici. Assolutamente fantastici. Per Elizabeth io ho coltivato un rapporto d'amore-odio, ci sono state alcune scene dove ho fatto fatica a digerirla altre invece dove parteggiavo spudoratamente per lei. Philip invece è sempre fantastico, dall'inizio alla fine, con solo uno "sbaglio" che però ha un senso, ha un senso profondo all'interno della storyline, non è uno sbaglio idiota alla cazzo di cane come quello di Vikings ma uno sbaglio studiato, meditato e comprensibile.



Menzione assolutamente doverosa per gli attori. Innanzitutto Keri Russell e Matthew Rhys ma anche Annet Mahendru (Nina) a me è piaciuta moltissimo. Keri e Matthew sono volti telefilmici abbastanza noti, la prima per Felicity il secondo probabilmente per Brothers & Sisters. Prima di The Americans mi stavano alquanto indifferenti. Nessun amore spassionato per loro ma in questo telefilm sono superbi. Non c'è un singolo frangente in cui si può dubitare della loro bravura che fa in modo di innalzare ancor di più un telefilm con una storyline già di per sé profondamente solida. 

Altre due motivazioni per vedere The Americans? La nonnina (su cui non dico niente per evitare spoiler ma merita moltissimo il suo personaggio) e i bambini telefilmici più sopportabili di sempre, si finisce quasi per voler bene a Paige ed Henry. Sono bambini (anzi ragazzini) normali, fanno domande normali, nessun supereroe, nessun bambino frignone per un'unghia rotta. 

La serie è stata ben accolta dalla critica mondiale per il suo essere coinvolgente e per il cercare di rappresentare il tanto discusso sogno americano. Prima di concludere volevo ricollegarmi ancora ad Homeland. Se voi cercate in rete troverete molti paragoni Homeland - The Americans. Personalmente posso dire che ci sono diversi punti in comuni: sogno americano - FBI - Forze dell'ordine americane - Minaccia per l'America - Attori favolosi però non si può partire a vedere The Americans avendo in mente Homeland altrimenti si distrugge sul nascere il telefilm. La suspense creata dal telefilm di Showtime è da cardiopalma. Io ho visto tutte le puntate con tanto di tisana accanto. Quella creata da The Americans è più diluita, meno d'impatto, è qualcosa che aleggia nell'aria e non ti colpisce immediatamente ma ti fa riflettere successivamente. Da considerare ovviamente che Homeland è ambientata ai giorni nostri mentre The Americans negli anni Ottanta e questo conta moltissimo al fine della tensione.



Concludendo The Americans la consiglio davvero a tutti, magari non a chi si spazientisce per un tempo un po' più diluito rispetto al dovuto. Ci sono atmosfere perfette e dialoghi profondi, intensi, veri, vividi. Ci sono personaggi che sono caratterizzati in ogni singolo dettaglio. Ci sono tematiche importanti sollevate, di puntata in puntata. C'è un finale fottutamente giusto. Giusto per l'apertura di una seconda stagione. 


giovedì 2 maggio 2013

Da almeno tre giorni sto tentando di racchiudere i miei pensieri riguardo la prima stagione di Vikings ma poi arrivo alle ultime due puntate finali e partono le bestemmie. Bestemmie pesanti e non mi sembra proprio il caso per un telefilm ma nella vita ci vuole ordine quindi partiamo dall'inizio. Serie tv canadese (ed in parte irlandese) che narra le vicende di un vichingo davvero esistito, tale Ragnar Lodbrok in chiave romanzata. Non so nulla sui vichinghi se non quelle 4, forse 3, forse 2 nozioni che più o meno t'insegnano a scuola. Riguardo a Vikings esistono anche delle leggende sul personaggio sopracitato ma ho letto che il telefilm prende un'altra strada e non le rispecchia molto (anche perché pure loro erano molto vaghe di per sé). Quindi, riassumendo, Vikings prende il tema dei vichinghi e ne fa quel che vuole. E lo fa magnificamente, fino alla sesta puntata. 

Perché mi è piaciuto Vikings? Innanzitutto gli attori sono perfetti e io non ne conoscevo neanche mezzo (a parte Gabriel Byrne (Grazie Gozzi)), giuro che non sono miei parenti, nessuno mi paga per parlarne bene. Assolutamente no, finalmente mi è piaciuto follemente qualcosa. I due personaggi migliori secondo me sono Lagertha interpretata da una bellissima *fangirl qui* Katheryn Winnick e Floki interpretato da Gustaf Skarsgard. Cognome famosissimo nel modo dei telefilm, il fratello è Eric di True Blood e un altro fratello è Roman di Helmock Grove. Ci sono almeno altri cento fratelli in giro per il mondo che fanno sempre gli attori. Una grande famiglia quanto meno molto particolare.

Non avrei mai pensato di gasarmi nel vero senso della parola con i vichinghi eppure mi è successo fin dalle primissime puntate. Cosiddetto amore a prima vista (se non fosse che io non credo nell'amore a prima vista). L'ho iniziata a vedere perché History Channel è una sicurezza ed ero curiosa di scoprire come avrebbero descritto i vichinghi. Poi i pilot si vedono di default, anche solo per il gusto sadico di criticare, quindi. Sono bastate due puntate per farmi innamorare perdutamente di questo telefilm ed aspettare il lunedì (giorni di sottotitoli) come oro colato. 

Menzione particolare va ad una sigla stupenda, sia dal punto di vista visivo sia per la canzone scelta. Ecco qui la sigla di Vikings. La canzone è If I had a heart by Fever Ray.


Vi siete già innamorati, vero?

[NO SPOILER NO SPOILER] - COMMENTI RANDOM -

Quindi dicevamo, 1 stagione già con rinnovo, quindi seconda stagione nel 2014, 9 puntate di cui 6/7 favolose, le ultime due UN PUTTANAIO. Ma andiamo con ordine. Riassumendo in 4 parole la trama..... c'è Travis Fimmel proprio lui quello che posava in mutande su tutti i cartelloni pubblicitari del globo che fa un vichingo, Ragnar ovviamente, bello sporco (molto sporco!) e con due occhioni azzurri. No, non mi sono innamorata di lui ma della moglie Lagertha. Che io fossi una femminista nata, si sapeva, che io m'innamorassi perdutamente dei personaggi telefilmici femminili.... forse no! Lagertha moglie di Ragnar ma con un bel caratterino pepato non per niente chiamata "La fanciulla dello scudo" (o qualcosa di simile). Due bei bambini, Ghida e Bjorn. Quasi adorabili e io odio qualsiasi tipo di bambino telefilmico (e non!). Poi c'è un prete che Ragnar esporta stile maialino che va al massacro ma in realtà sembra che alla fine gli voglia quasi bene (ne siamo certi?!). C'è suo fratello Rollo da sempre innamorato di Lagertha ma lei ha occhi solo per Ragnar. E no, questi vichinghi non sono Beautiful, io ve l'ho raccontato così ma no... Vi assicuro di no. Siamo molto distanti. Ci sono uccisioni a scena aperta, puntate con sangue ovunque, impiccagioni come se piovesse, sacrifici pure... Insomma è un mix di tutto. Ah dimenticavo di dire che Ragnar è ambizioso. Troppo ambizioso. E l'ambizione porta alla follia, quasi sempre. 

Le ultime due puntate ti uccidono moralmente il cuoricino perché anche se non ti sono mai piaciute le famiglie da telefilm, Lagertha te la fa piacere questa benedetta famiglia. Poi Ragnar nella 6 (o era 7°) puntata impazzisce e sono solo bestemmie. Bestemmie a scena aperta. 

Io critico tutto, è vero, ma ci sono persone molto più pacate di me che volevano spaccare il pc o il televisore per l'ultima puntata di Vikings. E' CRUDELE. PROFONDAMENTE CRUDELE. E' INGIUSTA. E' SADICA. E' DILANIANTE.

CONSIGLIO UN TANTINO SPOILEROSO, MA PROPRIO POCO: Non iniziate Vikings volendo bene a Ragnar altrimenti poi vi ritroverete come la sottoscritta e vi assicuro che non sono la sola in questo stato di tradimento morale profondo.



[SPOILER SPOILER] - COMMENTI RANDOM -

Ho passato i due giorni seguenti alla puntata finale a ripetermi no stop: "Lagertha ti strapperà ogni singolo attributo Ragnar. Te lo giuro". Credo di aver stalkerato quanta più gente possibile bisognosa di un supporto morale. Che finale devastante. E no, non venitemi a dire che una volta si faceva così che NO. Ho maledetto profondamente che Bjorn fosse troppo piccolo altrimenti avrebbe dovuto trafiggere il padre dritto al cuore. Dritto Dritto, senza possibilità di sbagliare. Essere vichinghi mi va bene, i tradimenti mi vanno bene MA NON COSI. Non quando hai a casa una moglie come Lagertha, non in questo modo, non con quella gran baldracca. Insomma non così. 

Poi. Io non mi capacito. Quella brutta sgualdrina odiosa (e pure bruttina paragonata alla figaggine di Lagertha, diciamocelo) con la pelliccia di topo morto come fa a sapere di essere incinta dopo 1 giorno 1 e dico UNO. Marilyn Manson aka lo stregone le è apparso in sogno e le ha predetto il destino? Peccato che uno stregone come lo fa Marilyn Manson in Vikings lo so fare pure io, anche senza quel trucco e senza che mi debbano leccare le mani per predire il futuro. Ah lo sapevate vero che c'era Marilyn Manson in Vikings?

Io credo che gli autori siano impazziti.
Non ho altra spiegazione logica per la quale mandare allo sfacelo una serie che molta gente stava amando e ha finito per odiare. Non venitemi a dire "aprire storie verso una seconda stagione" che proprio non ha alcun senso. Non ho la forza morale ora d'interessarmi a cosa vogliano fare nella seconda stagione, cosa hanno intenzione di distruggere ancora. DICO SOLO CHE SE LAGERTHA NON FA UNA VENDETTA CON I FIOCCHI. TRUCE, CON TANTA RABBIA E SANGUE. UNA VENDETTA DA VICHINGA. ENTRO MASSIMO DUE PUNTATE. Il mio è un no. 

COMMENTO FINALE

ps = E voi direte, quindi è da vedere o non è da vedere? Io oserei dirvi di sì, anzi assolutamente sì, ma attenzione al cuoricino che finirà per essere tagliuzzato in tanti piccoli, piccolissimi pezzettini.

Se mai foste interessati ai ratings, questi quelli di Vikings:

Final season averages: 1.4 rating in the 18-49 demographic with 4.36 million total viewers.
Episode 01-09: Sunday, 04/28/13
1.3 demo rating (-7% change) with 3.58 million (-7% change).
Season averages: 1.40 in the demo with 4.36 million.
Episode 01-08: Sunday, 04/21/13
1.4 demo rating (+17% change) with 3.85 million (+13% change).
Season averages: 1.41 in the demo with 4.45 million.
Episode 01-07: Sunday, 04/14/13
1.2 demo rating (0% change) with 3.42 million (+3% change).
Season averages: 1.42 in the demo with 4.55 million.
Episode 01-06: Sunday, 04/07/13
1.2 demo rating (-8% change) with 3.31 million (-30% change).
Season averages: 1.46 in the demo with 4.75 million.
Episode 01-05: Sunday, 03/31/13
1.3 demo rating (-7% change) with 7.74 million (+5% change).
Season averages: 1.51 in the demo with 5.01 million.
Episode 01-04: Sunday, 03/24/13
1.4 demo rating (-7% change) with 4.54 million (-6% change).
Season averages: 1.57 in the demo with 5.11 million.
Episode 01-03: Sunday, 03/17/13
1.5 demo rating (+15% change) with 4.83 million (+5% change).
Season averages: 1.64 in the demo with 5.34 million.
Episode 01-02: Sunday, 03/10/13
1.3 demo rating (-35% change) with 4.62 million (-26% change).
Season averages: 1.77 in the demo with 5.68 million.
Episode 01-01: Sunday, 03/03/13
2.0 rating in the 18-49 demographic with 6.21 million total viewers.
Season averages: 2.00 in the demo with 6.21 million.