giovedì 24 gennaio 2013

Le premesse in merito al Midseason 2013 per quanto riguarda le serie tv erano altissime. Guardando le decisioni prese dai principali canali televisivi d'oltreoceano, gli amanti di serie tv (compresa la sottoscritta) hanno subito sfregato le mani in un impeto di gioia dicendo "ah, che bel anno ci aspetta!". E il lavoro? La scuola? L'università? Niente può davanti all'amore, curiosità, voglia di criticare una serie tv. Siamo tutti bravi quando smontiamo e rimontiamo manco fossero Lego le puntate; un po' lo stesso meccanismo di "siamo tutti bravi a fare gli allenatori quando siamo seduti sul divano con birra e patatine".

Ritorniamo nel binario. Nelle scorse ore mi sono buttata sul pilot di The Following, una se non la serie tv più attesa fra quelle dell'inverno 2013. Dunque, iniziamo con il fare due belle sezioni: no spoiler & spoiler così nessuno mi maledice a riguardo.




NO SPOILER
Il pilot è un thriller. Appassionante, inquietante, molto ben fatto e diretto. Una storia particolare portata sul piccolo schermo grazie ad un progetto ambizioso, sicuramente parecchio ambizioso. A me, come avrete capito, riassumere la trama non piace. Esiste già Wikipedia, per quale motivo lo dovrei fare io? Ci troviamo davanti ad un serial killer colto ma soprattutto con una volontà di ferro. Dicevamo, ci sta Joe Carroll interpretato da James Purefoy (amanti di Revenge, l'avete riconosciuto vero?) che in passato ha creato un rapporto di amore-odio con il poliziotto Ryan Hardy, interpretato da Kevin Bacon. Ecco i due principali personaggi di The Following, almeno per ora. Personalmente è ancora tutto da guardare. E' difficile giudicare una serie da un pilot ma, d'altra parte, le serie tv iniziano ad essere trasmesse proprio grazie all'appetibilità o meno di esso. Il pilot, come dicevamo, merita molto, soprattutto se siete stretti amici di tutte quelle atmosfere thriller. La sottoscritta ha visto The Following aspettando un treno qualunque in una qualunque stazione di periferia e più volte si stava mettendo ad urlare (no, fortunatamente mi sono trattenuta e non ho spaventato nessuno). Detto questo, il mio commento riassunto è: interessante (come storyline) ma andiamoci piano. Finita la prima stagione si potrà giudicare con arte e parte ma attenzione che non è tutto oro quel che luccica. 




SPOILER
Dunque, quante volte ho già ripetuto "interessante"? Ecco lo farò un'ultima volta. The Following si dimostra interessante ma io personalmente non ho ancora capito se manca a me qualche filo conduttore oppure se preferisco le storie spiegate più puntigliosamente. Rimando l'interrogativo alla prossima visione telefilmica. Tutto questo per dire che ci sono state alcune svolte narrative che mi sono sembrate infinitamente semplicistiche per un telefilm che vuole essere tutto al di fuori di questo. 

Esempio 1. Un serial killer super pericoloso ha accesso alla intranet della biblioteca. Ora, va bene che si doveva preparare da solo, come giustamente mi è stato fatto notare, per la sua difesa ma è mai possibile che non c'era nessuno dietro le spalle a curare cosa questo individuo facesse? Da quanto si è capito (e spoiler dicono sarà chiaro nelle prossime puntate) Carroll ha costruito una vera e propria setta via web. Vero che aveva la guardia come aiutante però non regge a mio modesto parere, mi sembra una scelta, ripeto, troppo semplice. Una setta, poi, non si costruisce in 4 minuti. Questo quanta possibilità di avere internet (poi modificato in chissà quale losca maniera) aveva? Manco io ho a disposizione tutta questa libertà web e vi giuro che non sto scrivendo dal braccio della morte. Ho riguardato quel pezzettino dove viene spiegato di internet e si dice che aveva a disposizione un'ora alla settimana. Dunque, dai?! Vogliamo fare sul serio, con un'ora di internet alla settimana manco hai tempo per controllare la posta (è una battuta se non fosse chiaro).

Esempio 2. Il pilot, tutta la prima puntata, descrive l'FBI come una manica di coglionazzi. Ora, va bene che il mondo è pieno di gente incompetente ma, fra 150 mila agenti, nessuno che pensa a controllare il bambino di Carroll e la babysitter che diciamocelo, si leggeva in faccia che era una stronza? Nessuno e ripeto nessuno che pensa di mettersi seduto lì in camera con quella poveretta di Sarah Fuller e non tirate in mezzo la privacy eh? Ok che Carroll c'avrebbe messo 3 secondi netti per cavare gli occhi a tutti però esistono anche i comandi che clicchi un pulsantino e avvisi tutto il mondo che ti stanno uccidendo, che so, qualcosa di un po' più articolato. E' pur sempre l'FBI. Siamo nel 2013 e vedere l'FBI dipinta come manco fosse la prima organizzazione creata ieri.... fa un po' pena. Poi, vogliamo parlare della quantità di agenti inutili li in mezzo? L'agente donna non si capisce per quale motivo l'hanno messa lì, l'altro tizio (quello più anziano) sembra essere un vecchio brontolone che dopo 70 anni di carriera non ha ancora capito come posizionare gli agenti. Salvo solo l'agente che stava spiegando la storia di Carroll prima che Ryan lo interrompesse. [Scusate per agente ripetuto 10 mila volte, imparerò i nomi presto]

Infine, una considerazione finale riguardo a Kevin Bacon che nel ruolo del buono non mi convince. Io, come già scritto in Twitter, avrei fatto cambio dei due personaggi principali. Ryan Hardy - James Purefoy e Kevin Bacon - Joe Carroll. Detto questo, vedremo un po' cosa tirano fuori dal cilindro questi due attori. 




COMMENTO FINALE PRIVO DI SPOILER
Kevin Williamson, io ho visto tutte le puntate di Dawson's Creek sai?! Il papà del sempre-adorato Dawson è cresciuto e si è dato al thriller. Le regole per un telefilm ben fatto ci sono tutte. Per carità, tutti noi vediamo una marea di serie che potrebbero essere abbandonate da un giorno all'altro, questa i numeri ce li ha. Però. Però Io mi aspetto innanzitutto un ritmo molto alto SEMPRE. Una serie tv thriller senza un ritmo alto si autocancella da sola. Inoltre, io spero che si abbandonino un po' i soliti stereotipi di cui la serie sembra un po' abusare: serial killer fuori come un balcone ma colto e ritenuto un genio da tutti, fino a quando non si diverte a giocare con la carne altrui manco le persone fossero dei maialetti allo spiedo; detective maledetto, l'unico che capisce qualcosa in mezzo a quella manica di deficienti, intelligente ma con un pessimo carattere; tradimento che insaporisce la storia ecc... 

E' un sì. Per questo pilot è un profondo sì ma attenzione a non entusiasmarsi troppo e subito. Calma & Sangue Freddo. 

Voto: 7/8 con tanta voglia di crescere ma la paura di affondare. 


domenica 20 gennaio 2013




Se io fossi una persona razionale avrei dato il tempo al tempo e avrei aspettato a scrivere questo post, con la dovuta calma, ma quando si parla di quella manciata di cose che mi piacciono e mi interessano, non lo riesco ad essere. In queste "cose" ricadono le mie serie tv predilette. Chi di voi ha aperto anche solo per due secondi il mio Twitter esclamerà "Predilette, non esageriamo, questa si vede una serie infinita di serie tv". Vero, ma quelle che mi rimangono dentro e a cui, in qualche modo, sono affezionata sono ben poche. Mentre la nostalgia per la fine di Chuck non si era ancora affievolita, J.J. Abrams e compagnia bella erano alle prese con l'ultima stagione di Fringe. 

Fringe. Era il 2008 quando questa serie tv ha fatto la sua apparizione nel palinsesto della Fox. J.J. Abrams un nome forte ed importante che si portava con sé tutto il seguito di fan poco soddisfatto dal finale di Lost. Personalmente non mi ero mai approcciata prima d'ora con così tanto entusiasmo ad una serie di fantascienza. Se la prima stagione era molto simile ad X-Files e tutto il filone, dalla seconda in poi, Fringe ha preso il volo per diventare, in questi cinque anni e con queste cinque stagioni, la serie più mutevole che una mente umana possa immaginare. Come dicevo, il genere fantascientifico ha sempre lasciato il tempo che trovava in me ma Fringe no.

Ci sarebbero davvero tantissime parole da spendere su una serie così complessa. Su una serie che ha cambiato di stagione in stagione quasi fossero delle mini-storie in una unica in grado di raggrupparle tutte. Un unico grande rammarico c'è, però. Fringe non è mai stata capita. Non è mai stata amata in America se non da quei 3 milioni di telespettatori che paragonati all'immensità dello stato non sono neanche una goccia nell'oceano. Ero preparata alla serie finale ancor prima di annunciarla perché Fringe in qualche modo è sempre stata la classica serie che ha vissuto sul filo del rasoio e con lei quello splendido cast che mi manca già profondamente. Mancanza. Ma può davvero mancare qualcosa come un "telefilm"? Chi non ama le serie tv, chi non ha mai avuto costanza nel portarne avanti una, chi non è mai entrato nel meccanismo disperato di aspettare la puntata non appena rilasciata, di cercare i sottotitoli cliccando sulla pagina "aggiorna" in continuazione, probabilmente penserà che mancanza collegato ad una serie tv sia qualcosa di esagerato, bimbominchioso e impossibile. Chi invece è un appassionato di serie tv sa benissimo cosa intendo con queste parole. 




IL CAST: prima di parlare della storia, della conclusione e di tutto ciò che Fringe si porta con sé è doveroso per me spendere due parole su uno dei cast più belli che io abbia mai visto. La bravura di John Noble è qualcosa che immediatamente diventa palese, dopo due minuti di puntata. Fringe è stata la sua serie, prima ancora degli altri personaggi. Ci siamo innamorati tutti di Walter Bishop, dei suoi sorrisi, della sua presunta pazzia, delle sue battute assolutamente da raccogliere in un quaderno dei ricordi. Walter Bishop è stato uno dei personaggi più belli mai creati in una serie tv. Punto a capo. Due parole anche per la bellezza e bravura di Peter Bishop, interpretato da Joshua Jackson e Olivia Dunham, interpretata da Anna Torv. Abbiamo sperato tutti, almeno nelle prime stagioni, che fra i due attori scattasse la cosiddetta scintilla anche fuori dal set ma una bionda si è intromessa come una cozza e la storyline della vita è andata in modo differente. Ritornando però a parlare dei personaggi, Peter Bishop è stato il figlio. Il figlio perduto, ritrovato, il figlio che ha amato, odiato, rinnegato ed infine capito ed accettato. Olivia Dunham è stata il coraggio, è stata la madre, l'amore, è stata la dolcezza di Fringe. Ci sarebbe da nominare tutto quel splendido cast apparso più volte al Comic Con di San Diego nel corso degli anni, da Lance Reddick in una splendida interpretazione di Philip Broyles senza dimenticare Jasika Nicole che ha portato in televisione Astrid Farnsworth. 




LA TRAMA & IL FINALE: personalmente non mi sento di "ammazzare" il finale di Fringe. Prima di scrivere queste mie quattro parole sulla serie, per curiosità, come faccio sempre mi sono un po' documentata e ho letto molti commenti negativi. Forse più di altre serie tv, Fringe ha avuto numerose contraddizioni. Ora, non sono una critica televisiva, non aspiro ad esserlo e tanto meno ho voglia di spulciare tutte le cose dette e poi rinnegate ma di certo Fringe più volte ha strappato un "ma lui non era in un altro spazio temporale?", "ma quella che ci fa lì?" e via dicendo. 

Cinque stagioni che sono state cinque piccoli grandi mondi che sono confluiti poi in un unico grande cosmo. Se con la prima stagione Fringe era una serie poliziesca di natura fantascientifica, con la seconda stagione il telefilm ha iniziato ad arricchirsi di particolari ed interrogativi. La seconda stagione è stata quella della splendida puntata "Un tulipano bianco", è stata quella della comparsa dell'altro universo, è stata quella che ha aperto le porte, anzi spalancato le porte alla meravigliosa terza stagione. La terza stagione di Fringe ha segnato una scissione: alcuni telespettatori hanno esclamato "Ma quali e quanti acidi si sono calati J.J. Abrams e soci?" altri, fra cui io, hanno profondamente amato questo doppio universo, con personaggi uguali fisicamente ma diversi in tutto e per tutto. E poi, ora che il tutto è finito, posso confermare il mio spasmodico amore per Alt-Olivia, B-Olivia, insomma come vogliate chiamarla chiamatela, il succo del discorso poco cambia. Questi episodi mischiati, questo andare e venire, a me è piaciuto infinitamente e ancora oggi posso affermare che la terza stagione assieme alla prima resta la mia preferita di Fringe.

La quarta stagione è stata quella della collaborazione iniziale fra i due universi ma soprattutto quella di Robert Jones e William Bell. Altri personaggi fantastici assieme alla sempre presente e io non l'ho ancora citata, Nina Sharp. Il finale della quarta stagione è stata la perfezione e tutti noi abbiamo sognato su questa famiglia, quella di Peter e Olivia finalmente unita e con un barlume di serenità, anche se solo passeggero. 

La quinta stagione è stata la fine. E' partita con questi 13 episodi preventivati e già dal primo ci si è approcciati quasi con la nostalgia e la volontà di non arrivare alla fine. Una quinta stagione che è stata il futuro, gli osservatori, Etta, ancora una volta il rapporto padre-figlio. Una stagione particolare che alcuni dicono abbia quasi "rinnegato" quanto fatto in precedenza. Io, non mi sento di sostenere ciò, piuttosto è stata una fine diversa dal solito, una fine che ci ha accompagnato man mano. 



Fringe è stato qualcosa di nicchia ma talmente bello da aver scatenato discussioni per giorni e giorni su Twitter con il popolo amante di Fringe. I ringraziamenti vanno a tutti quelli che nel corso dei mesi hanno commentato assieme a me, hanno vissuto in qualche modo con me questa serie tv. Fringe è stata una serie tv "collettiva", vista quasi mai da sola e commentata con un'infinità di gente. Grazie ancora una volta alle menti di J.J. Abrams & soci. Grazie ad un cast favoloso che mi sento di ricordare ancora una volta e che continuerò a seguire con piacere sperando di avere presto nuovi lavori da parte di Joshua Jackson, Anna Torv e John Noble. Grazie ad una serie tv che ha spiegato, o almeno ha provato ad illustrare, la complessità di qualcosa che spesso noi non immaginiamo neanche.

Prima di Fringe, nessuno avrebbe mai pensato che ci si potesse affezionare ad una mucca. Ciao, Gene. Addio, Fringe



lunedì 14 gennaio 2013


Ogni tanto penso di avere un pensiero continuo e generale in controtendenza a quello di gran parte della gente oppure non ho ancora capito come si sta al mondo, cosa molto probabile. Il giorno dopo i Golden Globes. Non capisco l'enormità dei post letti ma soprattutto di tweet che recitano, grosso modo, quanto segue: "Ah ci sono stati i Golden Globes ma me non interessa niente, che schifo" e via dicendo con "sono peggiorati", "ma di cosa stiamo parlando" tutto questo ripetuto per ennesime volte, di continuo. Ci mancava solo il classico "non ci sono più le mezze stagioni" e sarebbe stato un tripudio di frasi fatte. Questo preambolo assolutamente superfluo semplicemente per dire che non capisco cosa spinge l'animo umano a doversi inserire in un discorso "mediatico" quando non si è interessati all'argomento. Esiste una parola chiave chiamata silenzio ma sembra non essere più di moda. Avrei dovuto aprire un blog sulla selezione naturale, ancora una volta ho sbagliato tutto. 

Dunque, l'elenco dei vincitori, statuette varie, sconfitti e vittoriosi lo potete trovare ovunque sia nel web sia qui, con tanto di stellina in stile glitter che sentenzia il vincitore: Golden Globes 2013, nominati e vincitori.



Golden Globes 2013, una visione del tutto personale

In ordine vario vorrei spendere due parole su quanto per me di rilevante, ad esempio, mi scuserete per la mia totale ignoranza riguardo a "Girls" e tutto ciò che riguarda il mondo comico. Sia per serie tv sia per i film ho una totale disapprovazione per quanto di comico ci sia in giro quindi quando tutti stavano parlando di tale Lena Dunham avevo la faccia a punto interrogativo. Tutto ciò che deve fare forzatamente ridere mi manda in depressione. 

Detto questo passiamo al succo del discorso:

BEN AFFLECK & JENNIFER GARNER: spendo qualche parola per questa bellissima coppia che avevo dimenticato, soprattutto Jennifer, da me profondamente amata in Alias. Detto questo Ben Affleck ha fatto una scorpacciata di statuette meritate. Argo è proprio un bel film, con un'idea di fondo molto carina ed originale e tutto sommato con una struttura ben fatta. Il bacio spontaneo di Ben, la spiegazione di Jennifer una volta salita sul palco che con tanto di sorriso ha annunciato "E' mio marito", gli sguardi. Il romanticismo non smielato fatto a coppia. Approvati all'ennesima potenza. 

LEONARDO DI CAPRIO: vorrei menzionare colui che sta racimolando la considerazione di tutti in quanto gli sconfitti risultano sempre enormemente simpatici. Una delle prime immagini che la telecamera dei GG riprende è il sorriso di Di Caprio che purtroppo dura ben poco. Su Twitter, oggi, mentre vedevo i Golden Globes mi sono divertita scherzando sulla totale sfortuna di Leonardo Di Caprio che, poveretto, una statuetta se la sarebbe pure meritata. Invece no, bocca asciutta ai Golden Globes e già bocca asciutta per gli Oscar. Riprovaci Leo, tifiamo tutti per te e con te. 

ANNE HATHAWAY: la ragazza mi ha fatto altamente impressione (in negativo). Ora, io capisco che non è mai stata una donnona ma non mi è sembrata in grandissima forma anzi! Non aiutata da un vestito (completo) orrido che il bianco proprio non le si addice; insomma, l'ho vista in momenti migliori anche se lei non mi è mai stata particolarmente simpatica e non la ricordo neanche per una recitazione superba da lacrime istantanee. 

QUENTIN TARANTINO: insomma non si scopre nulla di nuovo. E' iniziato lo show che aveva in mano bicchieri di champagne a go go, dopo due ore lo show è finito e lui continuava a bere come se non ci fosse un domani. Per carità, Django Unchained lo si vedrà comunque con profonda attesa ma Tarantino rimane un personaggio da WTF. 

ADELE: probabilmente sarebbe stato meglio farla passare in sordina, da parte mia, senza soffermarmi ma sento un bisogno impellente di spendere due parole. Quando Adele ha fatto il suo ingresso nel mondo della musica mi stava pure piuttosto simpatica, ora non se ne può più. Una vittoria scontata che conoscevano pure i pavimenti di casa mia. Qualcuno mi deve spiegare la sceneggiata con tanto di "Oh My God" in ripetizione. La donna delle statuette piovute da ogni dove, la donna dei record si emoziona ancora per una vittoria scontata. Davvero poco credibile. Assolutamente bocciata dal mio punto di vista. Le sceneggiate se le potrebbe pure risparmiare. 

HOMELAND, DAMIEN LEWIS & CLAIRE DANES: il momento più bello dei Golden Globes 2013. Sì, sono estremamente di parte, sì ero in piedi sulla sedia per la loro vittoria esultando come manco alla vittoria dei Mondiali ma Homeland meritava tutte le statuette vinte e se possibile ancora di più. Una serie tv fantastica in tutto e per tutto. Non vedere e non amare Homeland è un vero oltraggio, da tutti i punti di vista. Trovo che il cast sia uno dei più belli di sempre e i discorsi di Damien Lewis e Claire Danes mi hanno strappato (quasi) le lacrime. Davvero la più bella sorpresa degli ultimi anni e, dopo averlo consigliato a mezza Italia buona, la vittoria mi ha reso felice come una mamma orgogliosa. Unica nota negativa la non vittoria di Mandy Patinkin. Il nostro Saul un premio se lo sarebbe proprio meritato e il suo sorriso davanti alla vittoria del cast, alla vittoria di Homeland è valso comunque il prezzo del biglietto (metaforico). La bravura di Mandy però avrebbe dovuto trovare uno spazio maggiore, tranquillo Saul, ci riproviamo l'anno prossimo. Ah, inizia il mio conto alla rovescia per la terza stagione che inizierà a fine Settembre, intanto si rivedrà la seconda seguendo la programmazione italiana. 

Da menzionare le apparizioni di Christian Bale che rimane sempre un gran bel vedere e di Jessica Alba da me sempre venerata. Menzione anche per Bradley Cooper.


Golden Globes 2013, i look migliori & i peggiori

Come sempre tanto cinema & serie tv ma anche sfavillanti look e come diceva qualcuno "sono pur sempre una donna". Quindi, quali sono i look da bocciare e quelli invece che fanno sognare? In questo momento mi sento una giovane Enzo Miccio & Carla Gozzi in erba. 




IL GUARDAROBA DA RUBARE:

1. Claire Danes. Sì, sono profondamente di parte ma lei merita premi e prime posizioni continue nonché fa scelte da me sempre apprezzate. Vorrei pure far notare che questa donna, in questa forma splendida, ha appena partorito. Vestito di Versace assolutamente perfetto per lei. Vai Claire, il mondo è tuo.

2. Jennifer Lawrence. Christian Dior strappa ancora una volta la quasi perfezione. Un vestito classico, senza troppe pretese, ma perfetto per una cerimonia del genere, vestito assolutamente approvato. 

3. Jennifer Garner. E' lei in qualche modo la regina della serata accanto al marito Ben Affleck. Jennifer prorompente e seducente in Vivienne Westwood. Un vestito che starebbe bene a poche, lei riesce nell'intento.

Menzione speciale per Rachel Weisz e un vestito non adatto, probabilmente, ai Golden Globes ma forse il più particolare (ma con gusto) apparso sulla passerella. Riutilizzalo per qualche altro evento, Rachel, non si butta via niente in tempo di guerra. 

Da menzione anche Miranda Kerr con uno spacco che solo un angelo di Victoria's Secret si può permettere. Un vestito sicuramente per poche.





BOCCIATURE PROFONDE:

1. Anne Hathaway. Sarà che io e lei proprio non troviamo un'affinità di nessun tipo ma questo completino molto finto raffinato di Chanel, insomma lascia a desiderare. Un fisico quasi scheletrico e un taglio sbarazzino per una carnagione che più pallida di così si muore, tutto questo in bianco. E' un enorme no. Riprovaci Anne e possibilmente sfrutta meglio Chanel, tu che puoi. 

2. Sienna Miller. La capacità di imbruttirsi delle donne, talvolta, deve essere documentata. Una bellezza come Sienna Miller rovinata da un completo che davvero fa urlare allo scempio. Tanti fiorellini per la Miller con un vestito di Erdem a cui bisognerebbe chiedere i danni morali per l'oscenità. Sienna, ti ricordiamo così

3. Lucy Liu. Definita da Harper's Bazaar come "ultra-femminile" vorrei ricordare che una tapezzeria di fiori non rende una donna femminile. Voglio un filmato di come la Liu si sia potuta sedere al tavolo occupando solo il proprio posto e non tutto il tavolo. Un ottimo spunto per la vostra prossima tappezzeria, firmata Carolina Herrera. 

Gli orrori del red carpet sono stati molti ma le varie Jennifer Lopez e Ariel Winter, per questa volta, sono state benedette. 



domenica 13 gennaio 2013

Un'epica storia del genere umano nella quale le azioni e le conseguenze delle nostre vite si intrecciano attraverso il passato, il presente e il futuro come una sola anima è trasformata da un assassino in un salvatore e un unico atto di gentilezza si insinua nei secoli sino ad ispirare una rivoluzione.
[Sinossi ufficiale del film]




Titolo: Cloud Atlas
Anno: 2012 [In Italia: 10 Gennaio 2013]
Paesi di produzione: USA & Germania
Registi: Lana & Andy Wachowski, Tom Tykwer
Attori principali: Tom Hanks, Halle Berry, Jim Boradbent, Hugo Weaving, Jim Stugess.

La trama, fra oggettività e soggettività


[Prima di iniziare a scrivere il mio giudizio su "Cloud Atlas", volevo precisare che purtroppo non ho ancora letto "L'atlante delle nuvole" di David Mitchell da cui è tratto il seguente film. Il libro è in wishlist da una vita ma non ho ancora avuto il tempo di leggerlo. Sarà in cima alle prossime letture]


Il film si snoda attorno ad un percorso cronologico che affronta sei epoche profondamente diverse fra loro ma legate a doppio filo mediante parecchie motivazioni, prima di tutto gli attori che compaiono all'interno dei vari episodi sono sostanzialmente gli stessi, o per lo meno, quelli principali vengono richiamati frequentemente. Inoltre, ogni storia apre una porta su quella successiva, in un legame che lo spettatore inizierà a capire lentamente. Quanto si può rivoluzionare il destino? Quanto si può combattere contro leggi già scritte? Quale impatto hanno le conseguenze delle nostre decisioni? Quale spazio hanno i sogni, i desideri, il coraggio? Cambiano le epoche e cosa è cambiato nella mentalità dell'uomo?

Le sei storie sono le seguenti:

1839. Il Viaggio nel Pacifico di Adam Ewing. Adam Ewing, giovane avvocato benestante, si trova a dover interagire con un clandestino nero Autua. Il capitolo si snoda attorno alle discriminazioni razziali molto evidenti in quegli anni (ma solo in quelli?) e al viaggio che Adam intraprende per tornare a casa dalla moglie. Il destino di Ewing viene quasi ribaltato grazie ad Autua che lo salverà più volte. [Commento personale: un capitolo ben fatto, piacevole da seguire con molti spunti attuali (a distanza di quasi due secoli)]

1936. Lettere da Zedelghem. In questo capitolo si narra la storia di Robert Frobisher, un giovane musicista omosessuale dal grande estro musicale che rincorre il sogno di scrivere l'opera del secolo. Il capitolo mette fin da subito in evidenza le difficoltà di essere omosessuale in un periodo quale l'inizio del Novecento. Robert mostra l'animo fragile classico degli artisti e il suo epilogo non è certo positivo. La storia viene narrata dall'amante di Robert, Rufus Sixsmith. [Commento personale: il mio episodio preferito. Assolutamente girato e interpretato benissimo. E' quasi impossibile non commuoversi e soffrire assieme a Robert Frobisher]

1972. Il primo caso di Luisa Rey. Ci troviamo in California e Luisa Rey è una giovane reporter che vuole dimostrare tutto il proprio coraggio e onorare la memoria del padre, un noto giornalista scomparso. Luisa Rey incontra Rufus Sixsmith ormai invecchiato e anziano che le vuole raccontare una storia fatta di segreti e di pericoli ma anche di un amore proibito e della magistrale ma sconosciuta composizione "Cloud Atlas Sextet". [Commento personale: Capitolo avvincente, probabilmente il preferito per chi ama le atmosfere noir]

2012. L'orribile impiccio del Signor Cavendish. L'editore Timothy Cavendish si trova in una situazione paradossale in quanto, dopo anni di sperperi, viene richiuso dal fratello, che si vuole vendicare per varie ragioni, in una casa di riposo molto particolare, di fatto si può considerare una vera e propria prigione. Il signor Cavendish con l'aiuto anche di altri arzilli nonnetti si fa coraggio e prende parte ad una fuga. [Commento personale: la storia più debole, strappa qualche risata ma in alcuni punti è alquanto scontata e sembra togliere spazio alle altre storie]

2144. La Preghiera di Sonmi 451. Ci troviamo in un futuro distopico dove un sistema totalitario tratta gli individui creati in una fabbrica degli orrori come oggetti (anzi, anche peggio). Grazie all'aiuto del colonnello e ribelle Hae-Joo chang, Sonmi riesce a capire in quale sistema lei e le altre ragazze create in modo totalmente "industriale" vivono. Sonmi assieme ai ribelli decide di rivolgersi al mondo pronunciando un discorso che assolutamente strappa applausi, dall'inizio alla fine. [Commento personale: il capitolo che senza dubbio fa riflettere maggiormente. Un futuro che può sembrare lontano anni luce da quello attuale ma siamo così sicuri che davvero lo è? La sensibilità di Sonmi, la sua ingenuità, il suo coraggio e soprattutto il suo amore sono descritti alla perfezione. Se non fosse che ho un debole per gli artisti maledetti, sarebbe il mio capitolo preferito dei sei. Strappa la seconda posizione]

2321. Sloosha Crossing e tutto il resto. Un vecchio Tom Hanks, Zachry, apre il film introducendo una storia che all'inizio lo spettatore (soprattutto se non ha letto il libro) ha qualche difficoltà a capire ma dalla seconda metà del film tutto diventa improvvisamente chiaro ed è proprio Zachry invecchiato che conclude il film, in una perfetta chiusura del cerchio. In uno scenario primitivo post-apocalittico Zachry è un fervente sostenitore della dea Sonmi e vive in una tribù pacifica fino quando non incontra Meronym, una prescelta che viene in questo villaggio per cercare di salvare il suo popolo. La storia conclude tutto il film in un lieto fine assolutamente post-apocalittico. [Commento personale: Tom Hanks e la sua bravura in questo capitolo innalzano il valore complessivo. Profondo amore per la bambina di Zachry che sembrava una piccola Flinstones. Piacevole, soprattutto nella parte finale]

Queste storie sono legate mediante un filo molto forte ma che appare chiaro solo successivamente grazie alle conseguenze. Cosa ne sarebbe stato se Adam Ewing non avesse raccontato il suo viaggio? Cosa sarebbe successo se Robert Frobisher non avesse trovato parte del libro e creato una delle più belle composizioni del secolo? Quale vita avrebbe vissuto Rufus Sixsmith se non avesse incontrato Robert e non avesse conosciuto gli orrori del nucleare? Cosa sarebbe accaduto se Luisa Rey non avesse avuto il coraggio di continuare la propria inchiesta a costo della morte?







Commento personale


Il film spinge più volte a delle riflessioni che riguardano sostanzialmente il significato della vita e del destino. Non avendo letto il libro la prima metà del film non è proprio facile da capire, a mio avviso. La costruzione quasi perfetta, sicuramente estremamente curata della pellicola, però non permette allo spettatore di stancarsi (seppur il film dura quasi tre ore) e neppure di vivere in uno stato di depressione da "Ma cosa mi stanno raccontando, non ci sto capendo niente". "Cloud Atlas" è una pellicola costata parecchio e girata in un lasso di tempo piuttosto lungo, questo ha permesso ai registi di trasmettere allo spettatore tutte le varie storie in modo sicuramente avvincente. Da MyMovies - Cloud Atlas leggo che "il film si può considerare il più costoso della storia della Germania e probabilmente il film più costoso di sempre".

"L'atlante delle nuove" fu regalato da Natalie Portman alla regista Lana Wachowski sul set di "V per Vendetta", uno dei miei film preferiti. Sonmi 451 avrebbe dovuto avere il volto di Natalie Portman ma l'attrice ha dovuto rinunciare alla parte in seguito alla gravidanza. Sicuramente Bae Doona è stata enormemente brava ma sarebbe stato curioso vedere Natalie Portman in un ruolo del genere. Un piccolo rammarico resta.

Ritornando al film, in qualche modo, è come se "Cloud Atlas" sia una sorta di sei film raggruppati in un unico solo maestoso titolo. Se siete amanti dei film lineari, con il bisogno di una trama precisa che vi venga spiegata passo passo, probabilmente non amerete "Cloud Atlas". Se invece amate i film contorti e complessi, quelli che vi fanno pensare e ripensare nei giorni successivi, quelli che scomodano temi esistenziali come la rivolta, la rivoluzione, il senso di ribellione, la fuga e il destino il costo del biglietto del cinema sarà più che ripagato. Un cast interessante unito a continui cambi di scenari e ambientazioni rendono il film davvero uno dei migliori del periodo.

Documentandomi un minimo prima di scrivere questi commenti a caldo sulla pellicola, ho trovato molti articoli che definiscono "Cloud Atlas" troppo ambizioso, un fallimento, un "polpettone". Assolutamente non sono d'accordo e non capisco neanche come si possa giudicare il film in questa maniera, sicuramente non è un filmetto da vedere durante una chiacchierata con gli amici che tanto, anche se ti perdi quattro battute, non succede nulla. Come sempre, i gusti sono gusti e vanno rispettati. Io lo consiglio vivamente.

Ps = Un recap dei personaggi e dei vari ruoli interpretati lo potete trovare nel paragrafo "Cast - Cloud Atlas" su Wikipedia Inglese. Li avete riconosciuti tutti i personaggi e le varie trasformazioni?

Ps del ps = Un articolo riflessivo "Why no Oscar love for Cloud Atlas?" 

Qualcuno di voi lo ha visto? Cosa ne pensate?



VOTO: 8/10




Questo blog è nato poco più di un'ora fa e ho già scomodato Neil Young, Verdena, M83 e nel tentativo di creare qualcosa di decente molti altri, almeno nella mia mente. La parte più difficile è stata creare una sorta di descrizione accettabile di quel profilo che appare qui di lato ma, la sfida è fallita miserabilmente. Sfida. Cinque lettere che compongono una parola che fa paura. Solo paura?

La nascita di questo spazio è stata improvvisa e inaspettata. Dopo un'adolescenza passata a scrivere in un blog cancellato, successivamente, con le lacrime agli occhi, non avrei mai pensato di trovare un altro spazio, mio, nel micro-mondo quale è Internet. Il motivo fondamentalmente si può riassumere come il bisogno di scrivere, perché le parole scritte risultano sempre più vivide e lineari. Perché i pensieri scorrono veloci ma le parole scritte hanno un senso maggiore, almeno fino quando non si clicca su "Cancella" e tutto magicamente scompare. 

Dunque. 
Non ho più l'età per parlare di crisi esistenziali, di amori immaginari, vissuti e sognati. La volontà è quella di usare questo spazio per documentare le mie visioni telefilmiche (esisterà come parola o l'ho improvvisamente inventata?), i film che maggiormente mi hanno stupita oppure delusa e, in alcuni casi, probabilmente parlerò anche di musica. Non vuole essere un blog pretenzioso ne tanto meno è stato creato per mania di grandezza, saranno solo commenti del tutto personali, aggiornati in modo discontinuo e probabilmente totalmente a caso.

[Foto presa da Tumblr]

Some are bound for happiness, some are bound to glory
Some are bound to live with less, who can tell your story? 

[Neil Young]